Educazione parentale
Il progetto A spasso per il mondo è un progetto di educazione parentale esperienziale per bambini dai 6 agli 11 anni.
Il progetto ha l’obiettivo di accompagnare il bambino, che si appresta sempre più alla scoperta di sé e del mondo che lo circonda, nella sua crescita fisica, emotiva e cognitiva. Acquisendo quei saperi a cui lui “naturalmente” tende in questa fase della vita.
Si riconosce il bambino come una persona capace (con una sapienza originaria), autonoma (secondo i propri tempi di sviluppo), e attiva (con capacità di prendere iniziativa e scegliere), a cui piace fare, che apprende attraverso l’esperienza, in natura e nell’ambiente (scuola, famiglia,territorio..).
La centralità del nostro progetto è la natura, l’immersione nel selvatico, il risveglio delle capacità sensoriali, per scoprire l’interdipendenza di tutti gli esseri viventi, per risvegliare la nostra sapienza intuitiva, la biofilia ossia la tendenza innata a concentrare il proprio interesse sulla vita e sui processi vitali.
Apprendiamo l’arte di stare in natura nel rispetto , comprensione e conoscenza dei ritmi naturali, e della ciclicità che ci permette ogni anno di approfondire aspetti di uno stesso fenomeno.
Per questo gli educatori preparano un ambiente a misura di bambino e instaurano con lui relazioni significative che lo accompagnano nell’apprendimento attraverso le mani, il cuore e la mente in un continuo contatto con la natura, primaria maestra di vita.
L’ambiente e gli spazi
L’ambiente naturale è il nostro libro di testo, lo spazio privilegiato in cui far esperienza e apprendere. Il nostro progetto ha luogo in un vecchio mulino, il campo base dal quale partiamo per scoprire l’ambiente naturale e antropico a noi prossimo.
Andiamo in collina, scendiamo in pianura verso il mare, prendiamo i mezzi pubblici che ci portano in città, al mercato e in biblioteca. La casa ha un grande giardino dove ci sono alberi di noci, mandorli, noccioli, fichi, ciliegi, albicocchi, viti. Il ciclo delle stagioni è accompagnato dall’osservazione del nostro giardino e dagli animali e insetti che lo abitano.
I nostri spazi sono il cerchio dove ha inizio la giornata raccontando, cantando, allenando l’ascolto; la yurta dove si affrontiamo le competenze curriculari lavorando in piccoli gruppi; il laboratorio dove si progetta, si misura, si costruisce, si tesse e decora; la cucina; il teatro; l’orto; la biblioteca.
La relazione
Bisogna creare luoghi dove fermare la nostra fretta . E aspettare la nostra anima.
Tonino Guerra
Poniamo molta attenzione e cura nelle relazioni per creare una comunità educativa accogliente, dove ci si incontra, si impara l’ascolto, dove attraverso lo scontro e il confronto si fa esperienza della propria interiorità dando voce alle proprie emozioni, dove cresce la fiducia reciproca.
Si accende la curiosità che è insita in ogni bambino, la sete di scoperta, le domande, i dubbi, la ricerca dei perché, senza avere risposte preconfezionate dagli adulti. Insieme si affrontano gli ostacoli, ci si aiuta, ci si prende cura gli uni degli altri, si coopera per raggiungere un fine comune, si inventano giochi, si propongono attività. Il contributo di tutti è prezioso e allo stesso tempo c’è rispetto delle individualità e dei tempi di crescita di ognuno.
Definendo insieme gli incarichi ci si prende cura degli spazi: riordino e pulizia del Mulino, la yurta, la falegnameria, annaffiatura e diserbo dell’orto, raccolta differenziata, cura dei materiali di cancelleria che sono comuni, rafforzando così l’autonomia individuale e promuovendo uno stile di vita ecologico.
Le attività
Le mani hanno il sapore dell’incontro con il mondo e ci insegnano che non possibile conoscere la realtà se non ci si sporca con essa.
Gianfranco Zavalloni
Chi ascolta dimentica, chi vede ricorda, chi fa impara.
Proverbio giapponese
Con le mani i bambini toccano l’argilla trovata nel fiume, scoprono tane di animali, scrivono storie inventate da loro, ricerche di approfondimento, fanno di conto con i sassi, prendono misure e costruiscono con il legno, disegnano in libertà, cuciono i loro quaderni, annodano le corde, cucinano un pranzo da condividere, parlano cantando con i gesti, spazzano la yurta, zappano l’orto, raccolgono frutta, semi e erbe spontanee, spelano un bastone, intrecciano braccialetti, accendono un fuoco.
Come dice Maria Montessori: “Le mani sono gli strumenti propri dell’intelligenza dell’uomo”, sono lo strumento con cui manifestano la capacità di dare un significato pratico o teorico a i vari momenti dell’esperienza e allo stesso tempo danno voce al loro se’ interiore.
Con le mani i bambini giocano. Il gioco è lo strumento ideale per apprendere con piacere e per rispettare le regole, per mettersi alla prova, per sbagliare e riprovare e andare oltre i limiti, per sperimentare la libertà.
Con le mani il bambino mette impegno nel costruire qualcosa di concreto che gli appartiene, acquisisce nuove competenze, si sente orgoglioso di se stesso e delle sue potenzialità, tende a migliorare e a completare ciò che ha iniziato. Mettendo in atto processi come l’osservazione, la progettazione e la valutazione.
La didattica
Occorre insegnare a vivere, non ci sono ricette di vita, ma si può insegnare a legare i saperi della vita.
Edgar Morin
Le indicazioni ministeriali sono la traccia da seguire cercando di tradurla in esperienza.
Fare educazione esperienziale significa vivere sulla pelle le nozioni, imparare attraverso il fare, fare esperienza di vita.
Questo apprendimento è sperimentazione diretta, osservazione, elaborazione e infine teorizzazione. Tutte le occasioni di esperienza sia intenzionali che incidentali entrano nel bambino e lo formano.
Per l’insegnamento dell’italiano e della matematica ci avvaliamo anche di metodi didattici quali il metodo Bortolato, Montessori e il metodo learn by doing per la lingua inglese, con una attenzione alla multidisciplinarietà tra l’area linguistica, matematica, artistica e scientifica e alla stimolazione all’autonomia e alla cooperazione tra pari. Si lavora in multiclasse e in piccoli gruppi, dove il grande insegna al piccolo che viene motivato e allo stesso tempo chi insegna consolida le sue conoscenze e si mette alla prova.
L’errore è un’occasione, un’opportunità da cui imparare, il bambino è libero di sperimentare. Porsi nella posizione del dubbio crea spazio per uno sguardo che sa individuare l’errore non per giudicarlo, ma per scoprire strade alternative.
Il bambino ha diritto al rischio cioè a mettersi alla prova sperimentando paure e limiti per esercitare la sua libertà individuale.